Cowlick

…e guardo con soddisfazione e divertimento la foto postata precedentemente: la chemioterapia ha modificato il mio corpo, ma non e’ riuscita a sbarazzarsi del mio “marchio”…il cowlick sulla fronte! E pensare che per anni non ho sopportato questo ciuffo ribelle, che mi ha impedito di pettinarmi con la frangetta come tante mie amiche…

Che buffa, la vita… affezionarsi ad un ciuffo ribelle per affermare la propria identita’… Sono ancora io…

Metonimia…in concreto

– Cosa pensa, allora, di allestire la mia mostra in ospedale?

-Dove la farebbe?

-Mi serve un luogo spazioso… l’atrio oppure il corridoio tra le due entrate…

-Ma sono due luoghi di passaggio. La mostra viene “imposta” in un certo senso.

-In effetti, il suo scopo e’ quello di far conoscere alcuni aspetti fisici e psicologici della malattia, in modo che il cancro non sia piu’ un tabu’ e non venga piu’ associato alla morte…

-Ho visto alcune foto sul suo sito. Quelle senza capelli…

(penso io: ce ne sono anche altre… i doni del mio cancro…le feste con gli amici…)

-e -continua lui- mi chiedo se per i bambini che sostano in quel corridoio, in attesa di un intervento plastico, quelle foto non costituiscano…Insomma, devo parlarne col Comitato Etico dell’ospedale.

Location: affollato bar dell’ospedale.

Costume di scena della scrivente: abbigliamento quotidiano e taglio da skin head.

 

Ordire e amare

Le avevo consegnato alcune pagine della mia vita, pezzi di un puzzle da riordinare a piacimento. Il destino e’ una roulette russa, ma, con le metastasi, non c’e’ solo un proiettile nel tamburo della mia pistola. Eppure lei, amica di cinque anni di bigliettini passati sotto i banchi dell’istituto magistrale, ha scelto per me la gioia.
Credo che, organizzando il reading per la mia mostra, lei abbia voluto ordire, con i miei colori, una “trama” guidata dal bene che mi vuole e che vuole per me.
Grazie, mia dolcissima Tin.

Studenti di liceo

Studenti di liceo che domani visiterete la mia mostra. Probabilmente costretti. O forse “meglio una conferenza sul cancro” che una versione di greco. Oppure “figo…braccialetti rossi”. Studenti di liceo…resterete delusi.

Cosa dirvi? …che l’esperienza del cancro forse mette tanti di voi per la prima volta di fronte al fatto che la vita non e’ giusta. Come quando si passa una settimana a studiare trigonometria ed il compito va male…ed e’ l’ultimo del quadrimestre. Come quando la ragazza che ti piace ti dice che sei il suo migliore amico e che e’ innamorata…del tuo migliore amico.

Studenti di liceo. Cosa vi diranno quelle foto? Qualcuno di voi ambisce alla laurea in medicina? Conoscete qualche “cancer survivor”? Le immagini vi spaventano? Vi imbarazzano? Vi lasciano indifferenti?

Forse non riusciro’ a farvi comprendere cosa significa “ammalarsi di femminilita’”. Vi auguro pero’, di fronte all’ingiustizia della vita, di riuscire comunque a capire che la vita e’ bella e degna di essere vissuta, sempre.

ABBRACCI

E sono gli abbracci cio’ che impreziosisce il ricordo di una giornata. Perche’ gli abbracci di altre “cancer survivor” sono autentici. Non trasmettono pieta’ ma empatia. Dicono “lo so, lo sento, l’ho vissuto”. Sono abbracci che non mi fanno sentire sola, ma mi fanno capire che molte donne hanno attraversato e stanno attraversando i miei stessi mari burrascosi.

Sono gli abbracci che mi sostenevano e mi hanno permesso di raccontare la mia storia, la mia malattia davanti a persone sconosciute…ma gia’ dentro il mio cuore. Grazie a tutti coloro che mi hanno abbracciata…

Dai politici

“Questa mostra, che il Consiglio regionale ospita con orgoglio, è il racconto di una donna che non si arrende e che accetta il cambiamento determinato dalla malattia per provare a governarlo, invece di subirlo. Più della sofferenza, emerge la volontà di non sopravvivere agli eventi, ma di superarli, affrontando a viso aperto la trasformazione”. Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale.

“Quando ti viene diagnosticato il cancro bisogna scegliere se sentirsi VICTIM o CANCER SURVIVOR”. Noemi Meneguzzo

http://www.cr.piemonte.it/cms/comunicati/2015/gennaio/2962-ammalarsi-di-femminilita.html

Heidegger… e che e’? Parente di Di Bella?

Giorni pieni. Sono a casa con alterazione stagionale e sono presissima nell’organizzare la “trama” a Torino. Mi comunicano che le adesioni sono scarse e, da vicentina, divento Pollicino che cerca i collegamenti in una citta’ che non conosco. Uso facebook, sulla zattera del mare magnum dei gruppi e delle comunita’ di cancerogeni, filosofi ed artisti.
Pubblico le mie foto, a seconda del gruppo in cui mi iscrivo cerco l’aggancio giusto con la mostra…alla Green Economy parlo dell’importanza della salute, alle amiche cancerogene parlo della femminilita‘, ai filosofi parlo del concetto di cura…o no?
Mi imbatto nel gruppo FILOSOFIA DIBATTITO, comunita’ ideale per approfondire un concetto, quello di  cura, che era stato il cardine dell’intervento del professor Curi alla conferenza di inaugurazione della mia mostra a Vicenza. Allora, posto un’introduzione alla mia mostra con un cenno al cranio glabro, termine forse troppo cacofonico perche’ la blogger inizia ad inveire contro la chemioterapia sputando sentenze sulle mie foto, pur premettendo di non averle neppure viste.
Io la stoppo, ribadendo di aver incentrato la mia mostra sul concetto di cura.
Lei: Quale cura?
Io: “Cura” heideggerianamente intesa… non intendo chemio o alternative!
Lei: E che cosa è?
Io: Scusa, ma non e’ un blog di filosofia questo?
Lei: Appunto spiega.
Io, allora, incollo un sunto sul concetto di cura heideggeriano. Heidegger mi perdoni, ed insieme a lui il collegio che mi ha dato la laurea, per il copia-incolla…ma siamo su FB!
E lei risponde di essere per la filosofia della semplificazione. Inveisce contro la chemioterapia ed inizia la sua pars destruens. Sta continuando ancora a postarmi esempi sulla malasanita’ non rendendosi conto che ho lasciato la conversazione un’ora fa.
Ecco le pillole odierne:
1. Iscrivetevi a “Filosofia Dibattito” solo se vi intendete di ricamo e motori perche’ la filosofia, come disciplina, richiede anche delle conoscenze contenutistiche su cui confrontarsi (non voglio fare l’elitaria, ma sono consapevole della mia ignoranza quando parlo con un idraulico) e, soprattutto, il dibattito implica il dialogo, che si basa sull’ascolto…ed in questo caso gli studi non servono, serve il rispetto! Alla blogger sarebbe bastato poco per imparare che la “cura” hiedeggeriana non c’entra col metodo Di Bella!
2. Sono convinta, anche a distanza di anni, delle scelte mediche che ho compiuto, sempre con spirito critico ed attenzione, per curarmi. Sono convinta che la chemioterapia costituisca ancora oggi una delle migliori armi che abbiamo per difenderci dal cancro, anche se io la integro con altri ingredienti (amici, fede, amore per me stessa…qualche accorgimento nella dieta, danza e qi gong).
3. Proponetemi cure alternative o parlatemi degli effetti devastanti della chemioterapia solo se ne avete esperienza diretta…altrimenti siete voi ad avere una visione “ipocrita” della vita e non io (ehm…la blogger mi ha pure accusato di questo!)
NB: questo post rientra nella mia filosofia di vita “libera il fegato dalle tossine”. Mi sento gia’ meglio 😉

…preparando…

Sto preparando, con una nuova amica dal cuore molto generoso, la presentazione della mostra a Torino (giovedi 29 gennaio, ore 17, Palazzo Lascaris). Oggi abbiamo fatto le prove. Raccontiamo le quattro stanze della “trama di immagini” attraverso la voce, la musica, la danza. Il mio percorso, infatti, mi ha portata alla danza, alla grazia che e’ grazie.

Tocca a me raccontare la fotografia che ha raccolto la mia rinascita, il momento di riappropriazione della mia identita’, come donna e come persona. “…mi sono guardata allo specchio, ho visto che ero giovane, ero bella e…” Momento di commozione. Non so se, come oggi, il 29 riusciro’ a completare quella frase.

Mi sono chiesta il significato di quelle lacrime che mi hanno impedito di sussurrare “...e mi sono messa a ballare“. Erano lacrime calde, sgorgate dalla forza della vita e dalla gioia di essere ancora qui, dopo sette anni. E, davanti alla vita, uno non puo’ che commuoversi. Ma, proprio perche’ della Vita si tratta, non so se riusciro’ a scoprirmi cosi tanto ancora una volta…

Mostra a Torino

Dal 29 gennaio al 9 marzo 2015 la mia “trama di immagini” sara’ ospitata a Torino, nella sede del CR Piemonte (Palazzo Lascaris). Devo ringraziare innanzitutto la dottoressa Fulvia Pedani, che si e’ ostinata a trovare una sede per la mostra, superando l’ostracismo dei Beni Culturali che l’avevano censurata lo scorso anno, ritenendo le mie immagini “troppo forti”. Mi chiedo, di fronte a quanto continuo a vedere in giro e a quanto propongo io, il significato di “troppo forte”… E’ troppa la mia forza quando decido ogni mattina di alzarmi, di guardarmi allo specchio e di sorridere? O quando non temo di gustarmi una passeggiata in centro senza indossare la parrucca? E’ troppa la forza delle persone che mi stanno a fianco e mi coccolano da piu’ di tre anni? E’ troppa la forza con cui ti chiedo di guardarti allo specchio?

I fili che avete aggiunto alla mia “trama”

Si e’ conclusa l’esperienza della “trama” allestita presso l’Ospedale Civile di Montecchio Maggiore (VI).

Trascrivo alcuni commenti che mi sono stati donati.

“Punti di vista diversi, puo’ essere educativo e toccante per chi non l’ha vissuta, ma questa cruda realta’ e’ molto personale  e non a tutti piace metterla in mostra. E’ un impatto inibitorio per chi deve iniziare, fa paura prima del previsto”

“Cara Noemi, grazie per questa mostra che e’ uno dei piu’ begli inni alla vita che si possano concepire. Di fronte a questo resto ammirato e commosso. E grato. Insieme alle preghiere dei tuoi amici, che sono preghiere di lode e di ringraziamento, ci sono anche le mie. Con affetto”

“Il coraggio, la speranza, la consapevolezza della bellezza interiore, l’amore per la vita! Ecco il messaggio che irrompe nel cuore! Grazie”

“La mostra non mi e’ piaciuta per niente, non mi piace questa spettacolarizzazione”

“La mostra e’ bellissima. Tu lo sei cento volte di piu'”

“Cara Noemi, commossa ho ammirato le tue foto; la tua forza mi serve come esempio per non demoralizzarmi. In te rivedo me stessa a quasi un anno dall’intervento di mastectomia, rivivo la solitudine, il dolore ma anche la volonta’ di rimettermi in piedi, di continuare a lavorare, di vivere con una sensibilita’ diversa… non sono piu’ un bulldozer, sono una donna molto sensibile, non lo sapevo prima di tutto cio’. Nei tuoi scatti fotografici rivedo i miei, allora, penso, sono nella giusta direzione. Grazie Noemi per aver avuto il coraggio di raccontare agli altri il tuo percorso”