“Grazie Noemi per le tue parole e per le tue preghiere. E’ stato un duro colpo (…) Spero che tu stia bene. So che sei brava e sempre positiva. Magari nei prossimi giorni ti chiamo. Un abbraccio. Elena” (3 agosto)
Stamattina ho saputo che quella telefonata non la ricevero’ mai piu’. Non in questo mondo, non in questo modo. Elena, la nostra malattia ti pre-occupava. L’hai sempre vissuta intensamente, sempre sentita incombere, anche quando i referti medici non ne davano traccia. Mi sono chiesta il perche’ tu non riuscissi ad essere quasi una “pazza incosciente”… Ti preoccupavi della recidiva perche’ amavi i tuoi bimbi, tuo marito, la tua vita. Ne conoscevi il valore e non volevi assolutamente privartene e privar loro di te. A volte il buio ci sembra cosi intenso e lo temiamo perche’ viviamo nella luce abbagliante.
Ho guardato la statuina che ho messo sul camino accanto ai miei angeli e ai biglietti con i nomi delle persone “speciali”… Ho sentito tanta rabbia dentro; oggi, l’avrei scagliata contro il pavimento e fatta frantumare. Quella statuina che ho accarezzato molte volte, con fiducia e tenerezza, oggi mi sembra solo un fragile pezzo di gesso.