Gent.ma dott.ssa XXX,
sono una grande amica di Federica, sua ex paziente, e sono una cancer survivor ossia, come dicono negli States, ho il cancro, so di averlo e sono ancora viva. Ho conosciuto Federica nel 2012 proprio in una delle stanze del DH di Vicenza, che noi chiamavamo ironicamente “spa”. Io, che stavo affrontando una recidiva con metastasi, in quel periodo stavo programmando il “viaggio dei quarant’anni” con le mie migliori amiche. Federica, invece, si stava scegliendo la parrucca. Essendo io una malata “navigata”, da allora Fede mi ha scelto come mentore…e abbiamo condiviso molta strada… anche in senso fisico, dato che nel 2015 siamo volate in California assieme: eravamo in due cancer survivor e la terza amica soffriva di epilessia… pero’ abbiamo preferito San Diego a Sant’Antonio (da Padova).
Ma non e’ questo il motivo per cui le scrivo. In realta’ ho in serbo questa lettera da molto tempo. Da quando, lo scorso settembre, Federica mi ha confidato che lei, dottoressa, le aveva comunicato che non avrebbe festeggiato il suo quarantesimo compleanno. Quando Federica ha iniziato a gonfiarsi, e’ stato abbastanza chiaro a tutti che la situazione si stava aggravando. Ma lei, dottoressa, con le sue parole ha negato la speranza. Ha atterrato Federica.
Se leggo le pubblicazioni scientifiche mi chiedo perche’ e come mai io sia ancora qui, dato che la sopravvivenza per la mia tipologia di malattia non supera i 45-50 mesi dalla diagnosi. Sa, a volte mi invade la paura… e non e’ sempre facile vivere alla giornata senza rinunciare ai propri sogni. Federica, pero’, era una leonessa e ha saputo rialzarsi. La mattina dopo e’ andata a fare colazione in pasticceria… e poi non ha fatto venir meno i suoi sogni. “Se non posso farmi il mutuo, almeno prendero’ in affitto una casa“, e si e’ comprata un bel servizio di piatti con i fiori. E siamo uscite a prenderci una pizza anche pochi giorni prima del suo ultimo ricovero in ospedale.
Ad essere sincera, dottoressa, le sue parole hanno riempito di rabbia le amiche cancer survivor con cui Federica si era confidata, ma non e’ con quel risentimento che le sto scrivendo. Ho solo un grande vuoto ed una grande tristezza: il 7 marzo sarebbe stato il quarantesimo compleanno di Federica.
Le chiedo, pertanto, di riflettere su un tema e su delle modalita’ di comunicazione che, nonostante l’istruzione, lasciano sempre impreparato ogni essere umano. Le assicuro che la sua professionalita’ non sarebbe venuta meno se avesse lasciato a Federica una speranza, anche labile… se le avesse semplicemente detto “la situazione e’ grave, ma devi metterti in testa che sarai tra quelli che possono farcela...” oppure ” sai che le statistiche non valgono per tutti…” Le ho riportato queste parole perche’ mi furono dette da alcuni medici al momento della diagnosi della recidiva, e queste sono le parole a cui io mi aggrappo nei respiri di ogni giorno.
La auguro con sincerita’ di essere sorpresa dalla Vita, in modo da testimoniare che “la medicina e’ quella scienza per cui 2+2 fa da 3 a 5” (altro mio appiglio quotidiano)
distinti saluti
Noemi Meneguzzo
(LETTERA SCRITTA ALL’ONCOLOGA DELLO IOV CHE SEGUIVA LA MIA AMICA)