Acqua passata

after a good walking on the beach
after a good walking on the beach

La Fondazione Veronesi recluta donne operate di cancro al seno per allenarle per la Maratona di NY. Leggo l’articolo con curiosita’, “Si può correre per dimostrare, a se stessi e al mondo, che il tumore è “acqua passata”. Che si è tornati alla vita di prima, magari apprezzandola di più. Che si può recuperare completamente la propria forma fisica e persino migliorarla” – commenta il nostro Presidente Paolo Veronesi”.

Un turbinio di domande e perplessita’. Solita corsa che va di moda per tutti i mali del mondo. Serve proprio una corsa per dimostrare che il tumore e’ acqua passata? E non si conta l’osteoporosi, regalo di chemioterapie e terapie ormonali? E perche’ non ci regalate, invece, un posto a Broadway, dove si puo’ cantare, si puo’ ballare e dove noi, cancer survivors, ne possiamo raccontare delle belle?

Mando il mio cv, consapevole che saro’ scartata perche’ per me il tumore non e’ acqua passata. E lo scrivo anche… che e’ “facile” allenare donne che non presentano piu’ sintomi evidenti della malattia. Perche’ non scegliete chi, come me, sta ancora affrontando la chemioterapia? Perche’ non fate capire alla gente che, anche se il tumore non e’ acqua passata, si puo’ vivere lo stesso? E che la vita non e’ una maratona?

ma, in fondo in fondo, quei quaranta chilometri anche se camminando mi piacerebbe farli…

E al Quinto Piano trovo questo…

Posto di seguito gli auguri di Natale che avevo scritto un anno e mezzo fa. La stagione e’ cambiata…ma le considerazioni, la stima e l’affetto rimangono inalterati!

Carissime infermiere e volontarie,

ringrazio il Cielo che siete in tante e scrivere tutti i Vostri nomi sarebbe troppo lungo!

Per me quest’anno il Natale e’ allestire con gioia quel presepe che lo scorso gennaio non volevo piu’ disfare perche’ non sapevo se sarei stata ancora qui.

Questo 2012 per me e’ stato molto impegnativo, ma sarebbe stato oltremodo difficile  senza la Vostra presenza, il Vostro aiuto e la Vostra allegria.

Vi ringrazio per la Vostra professionalita’ che consiste, innanzitutto, nel considerare i Vostri pazienti nella loro interezza, come persone da curare fisicamente ma anche di cui prendersi cura a livello psicologico e morale.

Qui, alla “spa” di Oncologia Day-Hospital, ho trovato volontarie sempre attente e sorridenti, personale di segreteria molto cortese e che ha sempre cercato di agevolare i miei impegni in ospedale con la giusta tempistica, infermieri (non dimentico Simone!) che hanno saputo gestire tutta la mia persona, sia attraverso l’attenzione ai miei sintomi (i miei angeli delle unghie) sia facendo delle importanti attivita’ di mediazione con i medici, in modo da rassicurarmi di fronte ad alcune risposte che non capivo e da indirizzarmi ai servizi giusti.

Tutte Voi fate sempre un passo in piu’: chiedete come sto, Vi interessate della mia vita senza mai essere invadenti, avete sostenuto la mia “trama di immagini”, rispondete con competenza e siete molto oneste nel cercare le risposte che non conoscete. Fate il Vostro lavoro con passione, fate sentire noi pazienti sempre importanti e la Vostra vita privata e lo stress della Vostra professione non hanno mai inficiato le Vostre parole e le Vostre azioni.

Siete il nostro punto di riferimento quando veniamo qui perche’ siete le persone che ci conoscono di piu’ e con le quali noi pazienti possiamo essere noi stessi.

 

Natale per me quest’anno e’ un sorriso di felicita’… un sorriso che splende in tutte Voi!

 

Un abbraccio forte, con affetto

Noemi

Ascensore per il quinto piano

Piccolo gruppo di persone. Arrivato. Si apre la porta, si entra con ordine. A volte si scambia un saluto di cortesia, a volte ci si studia brevemente posizionandosi ai lati e calibrando gli spazi. Pochi attimi ed e’ subito chiaro chi sale al Quinto Piano e chi, invece, si sta recando a visitare i parenti in geriatria oppure ha prenotato una visita cardiologica.

“Che piano?”. “Quinto”. E li respiri… i pensieri, i timori, le speranze della mattinata, della giornata, della settimana, della vita.

Quinto. Mi e’ toccata anche questa…come faccio…Forte l’immagine dei deportati in un treno senza ritorno. Quinto. Perche’ la Pina qui sorride e a casa brontola?  Quinto. Dovevo godermi la pensione. Ho ancora pochi anni di lavoro. Quinto. E i miei figli? Sono piccoli. Mio marito non mi capisce piu’. Quinto. Ma cosa ci fa lei? Poverina che giovane… Quinto. Anche tu qui, stessa battaglia. Ce la facciamo. Quinto. Un’altra giornata interminabile.

Quinto…e questa volta ci vengo da sola. E sono orgogliosa di andare al Quinto Piano. Come una guerriera che sceglie di affrontare la battaglia. Come uno sciamano che da’ speranza ai compagni di viaggio.

Sliding doors. Saliamo. A volte, per fortuna, sale anche la speranza. Al Quinto Piano.

 

Prima o poi la posto…

Si, prima o poi la postero’…la gioia. 

E, forse, e finalmente l’ho sentita. Quella gioia profonda che si gusta nel fare le cose solo per se stessi. Quando il fine e’ intrinseco all’azione stessa.

Sabato pomeriggio. Due ore di sudore, quello che fa luccicare il collo. Due ore di fatica, quella che ti annebbia il cervello e ti fa sentire la testa altrove, sull’orlo dello svenimento. Eppure la tentazione di cedere, quella che avrebbe voluto che io me ne sedessi tranquilla in un angolo della sala per guardare i miei compagni di corso provare il pezzo per le ultime due volte, non e’ riuscita a sopraffarmi. Ricordo solo il timore di scivolare durante la prima presa…e poi anche la fatica e’ sparita. Travolta ancora una volta dalla gioia di esserci, di far muovere il mio corpo tra la vegetazione di Pandora…un gioco straordinario… Ed esistevo solo io – non piu’ i miei affanni.

(inciso: e’ l’arte il Gioco che possono permettersi gli adulti quando si prendono sul serio?)