Ho bisogno di riscriverlo

In queati giorni di attesa ed incertezze, ho bisogno di rileggermi, di riappropriarmi del mio nome, di vivere l’armonia di ogni giorno…nonostante…

Una tazza d’argento con inciso il nome “Koki” è stata la prima cosa a cui ho pensato quando il dottore mi ha detto: “Mi dispiace, ho una cattiva notizia: è un carcinoma.” La tazza mi era stata data da Nicholas, un uomo russo che sapeva che desideravo avere dei bambini e, suppongo, quello era il suo modo di mostrarmi affetto e di augurarmi “buona fortuna”. Quella tazza era stata usata per il suo battesimo, negli anni Trenta. Nicholas mi aveva spiegato che, secondo la tradizione russo-ortodossa, il proprio nome cambia con la crescita: così Koki diventa Nikki e poi Nikolaj, cioè Nicholas in russo. Ci vuole una vita per diventare chi sei.
Giovane, non fumatrice, niente alcol, dieta salutare, esercizio fisico. Perché io? Questa è la prima domanda per tanti ammalati di cancro. Guardi la tua vita, e cerchi di capire le ragioni del tuo destino. Non troverai mai una buona ragione per il cancro. Non è giusto. Non è corretto.
Dopo la “cattiva notizia”, un’amica mi ha presentato altri “cancer survivors”. Quando li incontri, ti senti come in una confraternita. Ti abbracciano come nessun altro, puoi fare dello spirito di cattivo gusto, e puoi riderci sopra. Tuttavia, non mi piace identificarmi in una “cancer survivor”, cioe’ una persona che ha il cancro, sa di averlo ed e’ ancora viva. Io sono più di questo.
Io sono piu’ di questo…ed ho dovuto ripetermelo quando, dal 2007, ho affrontato un intervento di mastectomia, otto cicli di chemioterapia e un lungo processo di ricostruzione. Quando, nel 2011, mi sono sentita precipitare nel vuoto perche’ mi e’ stata diagnosticata una recidiva con metastasi al fegato e ai linfonodi. Ho perso il conto, ormai, dei diversi medicinali che si stanno alternando nelle mie cure da allora, ma non ho perso il conto dei doni del mio cancro: le amicizie che si sono rafforzate, la fiducia in me stessa, la fede, la liberta’…
Tutti hanno una tazza con il proprio nome. Il mio significa “gioia”. La Bibbia racconta che, dopo la morte di suo marito e dei suoi figli, Noemi cambiò il suo nome in “amarezza”. Io amo la vita, e non cambierò mai il mio nome.