Il coronavirus, una sfida con cui ognuno di noi si misura in base alle proprie risorse, alla propria indole e al proprio vissuto.
Per coloro, e spero la maggioranza, che vivono il covid come semplice (!) esperienza di isolamento, il virus può essere e trasformarsi in un dono, in una opportunità per coltivare se stessi, per scoprire nuove passioni e sopiti talenti, per esercitarsi nella pazienza.
Per coloro che, invece, sono intaccati negli affetti, nel lavoro, nelle certezze, il covid-19 è un male. Solitudine, isolamento, rabbia e disperazione. Degli immunodepressi, nello specifico, il coronavirus mina la serenità e la salute.
Anche la comunità scientifica non sembra unanime, come non lo è ogni processo di ricerca. E il comune sentire si fa pieno di incertezze e fake news di non sempre facile identificazione.
Le comunicazioni, affidate a chat, twitter e affini, spesso rischiano di creare malintesi e ferite. Manca la capacità dialogica dello spritz, delle confidenze col carrello della spesa, delle chiacchierate negli spogliatoi.
Ma… una lezione di danza via skype cambia e ci cambia!!!Sono i volti dei nostri compagni, i corpi di cui riconosciamo gli odori, le braccia che ci hanno sollevato, le mani che ci hanno impastato. Eccoci, palestre improvvisate in cucina, e soprattutto tanta voglia di essere uniti, di restare uniti per respirare ciò che, al di là del bene e del male, è VITA.
(il progetto I DANCE THE WAY I FEEL non si ferma, lo avete capito, vero?)