Ieri mattina, sala d’attesa prima dell’infusione chemioterapica.
Si avvicina lei, donna sulla cinquantina, con un caschetto biondo, fisico atletico. “Ciao, ti ricordi di me? Ci siamo conosciute qua… Sai, ho appena fatto la ricostruzione, mi avevano detto che ero definitivamente guarita, che non c’era piu’ traccia della malattia… e dopo pochi mesi mi ritrovo qua, con il cancro che si e’ diffuso nelle ossa, al fegato, nella poca porzione di seno che mi era rimasta…”
Non mi ricordo il suo nome, e forse quando ci eravamo conosciute aveva anche un “taglio” diverso, piu’ radicale. Ma la sento vicina, in questo momento – la diagnosi di recidiva – che e’ ben piu’ tragico del “primo” cancro perche’ ci si sente traditi.
E’ brutto ritrovarsi cosi, incontrarsi di nuovo ad affrontare e combattere il cancro, questa malattia che non ci regala mai una tregua. Condividiamo ancora poche frasi. Lei insiste “Mi avevano detto che ero guarita, ora invece questa malattia non mi abbandonera’ piu'”. Io non voglio mentire e l’unica certezza che le posso trasmettere e’ la speranza che anche questa malattia sia al piu’ presto cronicizzata.